domenica 18 novembre 2007

Il viaggio di Kakà

È il viaggio di una nave, con le sue tappe precise, è l’indicazione di una rotta ben definita.
Ma come si svolge il viaggio, le bonacce e le tempeste, gli avvenimenti fra un porto e l’altro, tutto questo non lo sappiamo.
Siete voi stessi a riempire i vuoti, a deciderlo.
(Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret, parlando ai suoi attori di improvvisazione)


Ogni volta che parlo di Aspettando Kakà la gente mi chiede «E il testo chi lo ha scritto?».
Ogni volta spiego che non c’è un testo, non ancora.
Non vogliamo partire da una drammaturgia, ma dalle persone.
Mi piace chiamare questo modo di creare dell’abbandono. Lo abbiamo imparato da alcune delle persone che in questi anni ci hanno fatto vivere il teatro: Loredana Scianna, Ilaria Gerbella, Davide Doro, Manuela Capece. Nella prima parte del percorso, attraverso l’improvvisazione, si andrà a far emergere quella materia grezza che poi verrà plasmata per dar vita allo spettacolo. Apriremo le orecchie per ascoltare il lavoro. Certo, dietro a questo c’è tutto uno studio, fatto di libri, visioni, discussioni, con le quali io e Marco da febbraio fino ad ora ci siamo nutriti, ma questo non è che la base del lavoro e senza l’abbandono rimarrebbe solo un pamphlet sul fenomeno del calcio in Italia.
Attraverso questo blog vogliamo condividere il nostro percorso, darvi assaggi di quel che accade in questo viaggio e – se vorrete – ascoltare i vostri pareri.
Nel frattempo per chi mi chiederà «E il testo chi lo ha scritto?», deciderò di rispondere in due modi: se mi concederà dai tre minuti in su proverò a dare una risposta strutturata, altrimenti gli dirò così: «Nessuno, tutti, si è scritto da solo. Non so».